Giovane, brillante e innamorata della Sicilia. Giusi Badalamenti, palermitana poco più che trentenne, è la fondatrice del Megafono Sicilianista, una declinazione del partito politico dall’attuale presidente della Regione Rosario Crocetta, che mette al centro della propria azione lo Statuto e il tema dell’autonomia, soprattutto economica.
Con chi avviare, se non con lei, una riflessione sul perenne affanno produttivo, economico, sociale e culturale dell’isola?
Il Codacons si è costituito parte offesa nell’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese sul cedimento del viadotto dell’autostrada A19 Palermo – Catania, dando il via ad una mega azione collettiva che vede protagonisti i siciliani.
Lei, da sicilianista convinta e impegnata sul versante della valorizzazione piena dello Statuto quale strumento fondamentale per il riscatto dell’ isola, ritiene che questa class action sia un segnale di ribellione vero da parte della popolazione?
Questa vicenda del viadotto ci ha consegnato una situazione assurda: la Sicilia è divisa in due, con le difficoltà che tutto questo comporta per chi viaggia, per i pendolari , i lavoratori e i turisti.
Tengo a precisare che il governo regionale è stato tempestivo nell’affrontare questa emergenza: ho letto nelle settimane passate le tante, troppe accuse rivolte al presidente Crocetta che sono ingiuste per vari motivi, a partire dal fatto che le autostrade sono di competenza dello Stato.
Nello specifico, quando il tratto stradale in questione è stato fatto, il governo attuale non esisteva; Crocetta è stato attaccato sul versante della manutenzione e io dico: bene, se avessimo le nostre risorse economiche potremmo eseguire svariati interventi e non solo sulle strade.
Questo disastro non si può imputare alla Regione Siciliana né tantomeno a questo governo: di certo, sia Crocetta che Renzi stanno lavorando alacremente per porre rimedio, e questo è un segnale significativo di responsabilità e serietà. Io però non posso che stare dalla parte del popolo siciliano vittima di una politica passata poco seria ed irresponsabile: dare un segnale forte è importante.
Uno dei cavalli di battaglia del Megafono sicilianista e, più in generale, uno degli assi attorno ai quali ruota l’azione di governo del presidente Rosario Crocetta, è la legalità . Lei , in particolare, ha spesso sottolineato come sia necessario intraprendere una rivoluzione culturale che conduca allo scardinamento di prassi clientelari consolidate che, congiuntamente ad un certo malcostume duro a morire legato alle consorterie, bloccano lo sviluppo del territorio. Un episodio avvenuto negli ultimi giorni indica però che la strada da compiere in tal senso è ancora lunga: a Grammichele un uomo è stato arrestato con l’accusa di avere imposto il “pizzo” ai pensionati davanti alle Poste. Una sorta di “elimina code” emblematico di come sono andate le cose nell’isola, ad oggi. Che ne pensa?
La lotta alla mafia e alla corruzione è uno dei cavalli di battaglia del Megafono Sicilianista e del presidente Crocetta, è vero; essa dovrebbe tuttavia costituire la battaglia per eccellenza di tutti i siciliani, al di là delle posizioni politiche e delle convinzioni personali.
Questa terra ha sofferto e soffre ancora di un cancro chiamato mafia: c’è bisogno di una “chemio” ancora più forte, per questo è necessario che il popolo denunci, come è accaduto nel caso in cui qualcuno si è ribellato al “pizzo” alle Poste. La mafia non è affatto morta ma i siciliani hanno da tempo imparato a contrastarla, basti pensare a tutti gli imprenditori che hanno denunciato il pizzo e il racket e che si sono ribellati ai soprusi: la lotta è dura ma con una lavoro forte, che preveda il coinvolgimento dei cittadini e delle scuole, credo proprio che ce la faremo!
Di recente, Cgil Cisl e Uil , congiuntamente alle sigle dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil e all’ANCI, hanno siglato con l’assessorato regionale alle Politiche sociali guidato da Bruno Caruso un protocollo d’intesa che è stato accolto come una conquista sociale di enorme valore, che può contribuire a cambiare le sorti del welfare isolano. Il governo Crocetta, dunque, rinsalda il rapporto con i corpi intermedi , al contrario dell’attuale esecutivo Renzi, che sembra invece volerne ridimensionare il ruolo.
Cosa pensa dell’accordo tra Regione e sindacati e come valuta la posizione di questi ultimi rispetto alle grandi problematiche che investono il territorio, quali precarietà, disoccupazione, povertà e delocalizzazione delle attività produttive?
Io credo che il dialogo sia fondamentale perché quando si vuole lavorare all’insegna della correttezza e servire la collettività bisogna comunque essere uniti, soprattutto se si ricoprono ruoli nevralgici : su questo nessuno può sollevare dubbi, il presidente della Regione è sempre stato aperto al dialogo e sensibile all’individuazione di soluzioni finalizzate al bene comune.
Anche il sindacato riveste una posizione importante e di notevole responsabilità: quando le istituzioni e le sigle che rappresentano lavoratori e pensionati riescono a comunicare e trovare soluzioni in sinergia, non si può che essere soddisfatti.
Al pari della politica, anche il sindacato ha commesso alcuni errori in termini di distrazione e distanza dai problemi reali: le cose possono e devono cambiare, e l’esempio giunge proprio dall’esecutivo Crocetta proiettato verso le fasce più deboli, che hanno grosse difficoltà ad affrontare il quotidiano; il tavolo con i sindacati è un’intesa importante.
Il presidente Crocetta ha più volte menzionato il reddito di solidarietà, per tutti quei disoccupati che al Sud ma soprattutto in Sicilia vivono nella disperazione: tutto questo non possiamo e non vogliamo più viverlo, la gente ha bisogno di un aiuto concreto e credo che questo governo regionale abbia tutte le caratteristiche per lanciare una sfida costruttiva al governo centrale come di recente ha dichiarato il presidente della Regione durante un incontro con Susanna Camusso, la leader della Cgil, avviando un piano per l’utilizzo dei fondi del Piano di Azione Coesione.
Il Megafono Sicilianista costituisce, nel panorama politico isolano, un movimento d’opinione che, pur accogliendo le istanze del Megafono di Crocetta, le rivisita in chiave autonomista, indicando nello Statuto l’unico vero antidoto ai mali che da tempo immemore caratterizzano la Sicilia.
Occorre spiegare alla gente perché. Come è nata la sinergia con il governatore?
Ribadisco con fermezza che la soluzione per un vero sviluppo della Sicilia passa attraverso il suo Statuto. La sinergia con il presidente Crocetta nasce qualche anno addietro ed è fondata su alcuni principi indiscussi come la lealtà: ci accomuna soprattutto la voglia di riscattare questa terra e di farla rinascere perché entrambi siamo consapevoli delle grandi potenzialità che ha la Sicilia. Il presidente, anche se alcuni non lo sanno, crede molto nella nostra autonomia: spesso si verificano delle situazioni emergenziali che non lasciano tempo e margini per pensare ma solo per agire, e da fuori sembra tutto facile. Ma non è così. Io credo molto nelle qualità di questo presidente.
Di recente, lei ha ricevuto il riconoscimento “Siciliani di pregio”, un premio prestigioso che l’associazione culturale “Suggestioni Mediterranee” assegna ad un novero molto ristretto di personalità che, con il loro apporto, si rendono artefici di azioni significative a favore della cultura, dello sviluppo e della crescita sociale.
Lei ritiene di esserne stata insignita in virtù del suo impegno politico sicilianista o semplicemente come donna attenta alle esigenze dei più deboli?
Questo premio è stato per me una vera sorpresa: colgo l’occasione per ringraziare ulteriormente l’associazione “Suggestioni Mediterranee” che ha voluto consegnarmelo, peraltro, a conclusione dell’evento “Il filo della Memoria” tenutosi tra Palermo e Capo d’Orlando.
Per me non vi è alcuna differenza tra impegno politico ed attenzione verso i deboli, la politica è uno strumento per servire il popolo, i soggetti fragili. Per me fare politica significa lavorare per il bene comune e contribuire a creare le condizioni ideali per vivere con dignità. Il problema reale è che spesso la politica non ha servito ma si è servita dei cittadini; occorre tenere a mente che nessuna carica istituzionale rappresenta un privilegio, bensì uno strumento per aiutare tutti coloro che hanno riposto fiducia nei propri rappresentanti; un buon politico deve essere in grado di rappresentare anche le istanze di chi non lo ha votato.